Napoli, la storica pizzeria «Dal presidente» sequestrata per camorra e riciclaggio. Arrestati il direttore e un poliziotto

L'impresa di ristorazione sarebbe stata acquistata grazie all'apporto economico e alla «protezione» fornita da un esponente di spicco del clan

Napoli, la storica pizzeria «Dal presidente» sequestrata per camorra e riciclaggio
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Martedì 14 Maggio 2024, 08:55 - Ultimo aggiornamento: 12:16

Anche la società che gestisce la notissima pizzeria del centro storico di Napoli «dal Presidente», che si trova in via dei Tribunali, sarebbe riconducibile al clan Contini: è quanto emerge dalle indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli che hanno portato all'arresto di cinque persone (tre in carcere e due ai domiciliari). La Dda partenopea (pm Alessandra Converso e Daniela Varone) contesta il trasferimento fraudolento di valori e autoriciclaggio, aggravato dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare la camorra. La pizzeria è stata sequestrata dai finanzieri insieme con altri beni.

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La storia della pizzeria «Dal presidente»

La pizzeria «Dal presidente», chiamata così perché aperta dal pizzaiolo che preparò la pizza all'allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, si trova in uno dei due decumani del capoluogo partenopeo, meta turistica tra le più frequentate in città.

Il valore dei beni sequestrati oggi dai finanzieri ammonta a circa 3,5 milioni di euro. L'impresa di ristorazione sarebbe stata acquistata grazie all'apporto economico e alla «protezione» fornita da un esponente di spicco del clan, alla cui famiglia sarebbe stata destinata una parte dei relativi proventi anche dopo la sua detenzione conseguente a una condanna per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

 

Le indagini

Le risultanze investigative e dei social network avrebbero permesso di stabilire che la società era gestita, di fatto, dal cognato del detenuto, anch'egli gravato da numerosi precedenti penali, il quale si sarebbe poi affrancato dalla joint venture criminale avviando una nuova attività nel campo della vendita di prodotti da forno. Le indagini, corroborate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, avrebbero consentito di appurare anche la fittizia intestazione di un'impresa individuale operante nel settore dei servizi turistici, che il precedente titolare sarebbe stato costretto a dismettere con minacce, percosse e intimidazioni, e di sette immobili di pregio siti nel capoluogo partenopeo. Gli indagati avrebbero reimpiegato nelle società di ristorazione e panificazione e nell'acquisto di beni immobili ben 412.435 euro versati in contanti con reiterate operazioni sui conti societari e personali. Il denaro è stato sequestrato oggi insieme con le quote delle società, l'impresa individuale e gli immobili intestati a prestanome: il valore complessivo è stato stimato in oltre 3,5 milioni di euro.

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Arrestato il direttore

Tra i cinque arrestati oggi a Napoli per l'inchiesta su camorra e riciclaggio anche Massimiliano Di Caprio, 50 anni, direttore della pizzeria 'Dal Presidente', di via Tribunali, nel centro storico di Napoli, una delle più note della città, oggi sequestrata dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli nell'ambito di un'indagine antiriciclaggio che riguarda il clan Contini. Di Caprio, nel luglio del 2022, è finito nella bufera per un commento omofobo pubblicato su Instagram da lui definito «solo uno sfogo». Il post lo trasformò nel giro di poche ore in un bersaglio, con da centinaia di repliche via social anche di boicottare la sua attività con recensioni negative. Di Caprio pubblicò una storia su Instagram (da tempo rimossa) in cui tra l'altro si leggeva: «Non me ne f....te di consensi e di avere più clienti, o di candidarmi in politica per avere voti e fare soldi. Io sono un uomo e non voglio offendere la legge di Gesù Cristo, che ha creato uomo e donna». 

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Il poliziotto

Figura anche un poliziotto, oggi in servizio alla stradale di Avellino, tra le cinque persone arrestate oggi nell'ambito dell'indagine del Gico del Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Napoli e della DDA (pm Converso e Varone) sulle attività di riciclaggio del clan Contini, componente di rango della federazione malavitosa denominata «Alleanza di Secondigliano». L'agente è stato condotto ai domiciliari dai finanzieri e dalla Squadra Mobile di Napoli. Gli viene contestata l'intestazione fittizia di una società per la produzione e vendita di prodotti da forno. Al poliziotto la Dda di Napoli contesta l'intestazione fittizia di una società esercente l'attività di produzione e vendita di prodotti da forno: avrebbe dato un apporto economico, circa 20mila euro, per avviare il panificio oggi sequestrato dai finanzieri del Gico e avrebbe aiutato a risolvere tutte le questioni amministrative inerenti ai permessi e alle autorizzazioni per l'avvio dell'attività. Inoltre è risultato uno dei gestori occulti del panificio. Insieme con il poliziotto e con Massimiliano Di Caprio, 49 anni, è stato arrestato anche Vincenzo Capozzoli, 49 anni, ritenuto legato al clan Contini e cognato di Di Caprio.In arresto anche la moglie di Di Caprio, una 46enne risultata essere la titolare della società che gestisce la pizzeria «Dal presidente» e una commercialista napoletana di 62 anni. Per Capozzoli, Di Caprio e la moglie di quest'ultimo, è stata disposta la misura cautelare del carcere. Domiciliari, invece, per il poliziotto e la professionista.

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